Per la quinta volta il Vascular Club, video-workshop di tecniche endovascolari, viene proposto all’attenzione dei colleghi che si dedicano alla diagnosi ed al trattamento della patologia vascolare extra-coronarica.
Il corso si ripresenta con lo spirito e gli intenti delle precedenti edizioni e si fonda sul commento e la discussione di temi inerenti le tecniche endovascolari, ma non solo. La discussione viene suscitata dalla presentazione di casi clinici svolta da colleghi interventisti provenienti da tutta Italia e di diversa estrazione (Radiologi, Chirurghi Vascolari, Cardiologi).
Come è noto l’interesse per la patologia vascolare periferica coinvolge a diverso titolo e talora con diverse prospettive questi specialisti (ai quali vanno aggiunti Internisti, Angiologi Medici, Neurologi…).
Perché con diverse prospettive? Perché, volendo operare un’estrema sintesi, i radiologi vascolari sono storicamente dedicati alla terapia endo-vascolare periferica ma sono meno coinvolti nella gestione clinica; i chirurghi vascolari sono tradizionalmente più dedicati alla gestione clinica e meno all’approccio terapeutico endovascolare; i cardiologi infine hanno più confidenza con i materiali creati per il distretto coronarico e poi importati in quello periferico e meno con gli aspetti clinico-terapeutici della vasculopatia periferica.
Ma come tutte le sintesi, anche questa soffre di limitazioni: tutti noi conosciamo radiologi impegnati clinicamente, chirurghi che hanno molta confidenza con le tecniche endovascolari e cardiologi assai esperti nella clinica dell’arteriopatia periferica.
Molteplici eventi scientifici svoltisi negli ultimi anni hanno sancito l’efficacia didattica di due aspetti: il confronto fra diversi specialisti e la discussione aperta, ossia non limitata ai panelist o a pochi uditori. Il primo aspetto, il confronto tra specialisti, garantisce molteplicità di prospettive ed autocritica, quindi libertà da diffidenza, da falsi ottimismi, superamento di campanilismi e di acritici sensi di appartenenza.
Il secondo aspetto, la discussione aperta che si intende conclusa quando tutte le opzioni abbiano avuto ascolto e commento, costituisce un ineludibile momento di confronto, spesso sacrificato per limiti di tempo nella larga maggioranza degli incontri scientifici.
La discussione, aperta proprio perché deve coinvolgere tutti i presenti, i più giovani o coloro che si ritengono meno informati, si svolge lungo tutte le fasi della presentazione del caso, facendo risaltare gli aspetti tecnici o clinici degni di attenzione. La stessa presentazione dei casi clinici viene svolta con una modalità atta a suscitare nei presenti interrogativi quali: “Cosa farei ora in questo caso? Che cosa userei? Cosa mi aspetto che succeda?”.
Per queste ragioni l’interattività è fortemente stimolata e l’usuale distinzione tra discenti e docenti, oratori e pubblico si fa impercettibile.