La domanda “che cosa facciamo se…..?” esprime bene lo spirito del Vascular Club. Questo spirito consiste nella riflessione e nella discussione collegiale sugli innumerevoli problemi che si possono affacciare nella pratica quotidiana. Problemi che riguardano l’indicazione al trattamento (la vasta area grigia tra la non-indicazione e l’indicazione assoluta), l’impiego appropriato di strumenti di uso comune (dal rispetto delle IFU all’utilizzo “avanguardistico”: le guide idrofiliche impiegate per effettuare lunghe ricanalizzazioni sottointimali ne sono l’esempio più noto), il ricorso ad accessi percutanei non tradizionali (quello popliteo e quelli distali, per esempio), così come la scelta stessa dei materiali (palloni convenzionali o medicati, spirali o colle, endoprotesi fenestrate o chimney, aggancio sovra o sotto-renale) e, in ultima analisi, la scelta tra trattamento endovascolare o open.
Tra scelte “cliniche” e scelte “tecniche” è ormai evidente che il Vascular Club, giunto oramai alla decima edizione (come testimonia il colore oro attribuito ai globuli rossi della brochure) privilegia la considerazione e la discussione di quelle tecniche, dandosi per scontato che l’indicazione al trattamento sia stata corretta. È infatti sulla correttezza delle scelte tecniche che si decreta il successo o il fallimento di una procedura e, quasi sempre, l’esito clinico della stessa.
Sulla complessità tecnica del trattamento delle malformazioni artero-venose, oggetto della sessione del pomeriggio di lunedì 22, nessuno ha dubbi. I problemi tecnici sono innumerevoli: la necessità di produrre la trombosi del nidus comporta la scelta, da un lato, di cateteri convenzionali o micro che raggiungano la sede desiderata (a questo proposito l’esperienza acquisita in ambito neuroradiologico è preziosa), dall’altro di materiali stabili ed efficaci che determinino la trombosi del nidus stesso. A questo proposito sono frequenti i confronti da sostenitori e detrattori delle colle.
La sessione del mattino successivo è dedicata a due temi sui quali la discussione non è mai sopita: gli stent e i palloni a rilascio di farmaco nel distretto femoro-popliteo. Gli stent, come è noto, hanno conosciuto momenti di gloria (che hanno portato a un loro uso piuttosto liberale) e momenti di disaffezione, seguita al riscontro di stenosi e ostruzioni inattese. Dati su stent che si potrebbero definire “di secondo livello” sembrano incoraggiarne l’uso e riaccendere il dibattito in merito al loro impiego.
I palloni a rilascio di farmaco hanno acquisito un ruolo incontestabile nel distretto femoro-popliteo (anche alla luce del rapporto costo-beneficio, come risulta da recenti analisi) ma sussiste ampio margine di discussione sulla scelta del dispositivo: un aperto confronto sui dati della letteratura è ineludibile.
Il martedì pomeriggio vedrà una (possibile) rinascita dell’attenzione sullo stenting carotideo, sulla scia della recente disponibilità degli stent a doppia maglia i quali potrebbero ridurre il rischio di eventi embolici post-procedurali. La seconda parte del pomeriggio sarà occupata dalla sessione sul trattamento endovascolare dell’ischemia cerebrale.
Il tema è di scottante attualità perché il problema clinico è enorme e i risultati sono molto incoraggianti. La crescente domanda di interventi va pari passo con l’auspicio che un numero sempre maggiore di interventisti prenda confidenza con le conoscenze cliniche e tecniche che rendono possibile un trattamento endovascolare. In questo ambito, come non mai, la conoscenza delle tecniche e dei materiali non può prescindere dalla competenza clinica.
La giornata di mercoledì è interamente dedicata all’aorta. È prevista una sessione denominata “Arco e dintorni” nella quale verranno riportate le esperienza preliminari sull’uso di device recentemente proposti dall’industria. La sessione successiva vedrà il confronto, si immagina serrato ma leale, tra diversi dispositivi impiegati nel trattamento dell’aorta sottorenale.
Anche quest’anno verrà attribuito il premio Gigi Matricardi ai tre migliori poster presentati nella sessione apposita. Il premio vuole ricordare l’amico Gigi, sempre presente nei nostri cuori e nella nostra memoria, esempio imperituro di umanità e intelligenza, a tutti coloro che lo hanno conosciuto.